Il mio blog è fermo da due anni.
In questo periodo, però, io non mi sono mai fermata: ho continuato ad approfondire la passione per i temi che tratto anche qui, mi sono formata, ho preso tempo per me e la mia famiglia, sono andata avanti.
Poi, queste giornate sono arrivate così, inaspettate e irreversibili e mi sembra che, proprio ora che il paese è fermo, sia il momento giusto per fare ripartire questo spazio, riattivare i pensieri, le parole, la condivisione. C’è bisogno di spazi, in questi giorni, c’è necessità essenziale di luoghi.
Il tempo è dilatato, quasi immobile, ci catapulta in una realtà di altri tempi. Noi, abituati a mangiarcelo, il tempo, a beffarlo e a modificarlo, a cambiarne i segni, eccoci qui, costretti dal ticchettio di quei minuti a fare i conti con ore lente, costanti, che seguono regole proprie.
Siamo di fronte al paradosso degli spazi: i non luoghi son stati i primi a chiudere ed hanno lasciato spazio ai luoghi, per dirla con Augé, quelli con un’anima: e allora nascono nuovi luoghi virtuali, fissi o temporanei, ma anche balconi, finestre e tutto ciò che regala uno sguardo sul fuori.
Eh, beh, se non ci fosse stata la rete, se non ci fossero stati i social, ci saremmo sentiti davvero molto più soli. Ci hanno dato la possibilità di stare insieme anche se lontani, di condividere un senso comune a tutto questo, di ricreare solidarietà e comunità.
La rete ci connette e contemporaneamente schiude il suo paradosso: mentre siamo lontani ci avvicina, proprio lei, accusata da tanti e da tanto tempo di allontanarci; proprio lei che peccava di non verbale, oggi comunica più di un volto con la mascherina..
E allora, panta rei, diceva un vecchio saggio, perché sì, tutto scorre, nonostante il Covid-19.